L’Olocausto, il massacro di milioni di persone su base etnica, sessuale, politica e principalmente di uomini, donne e bambini ebrei a opera del regime nazista, rappresenta una delle pagine più buie dell’umanità.
Quando a Liliana Segre fu chiesto come definire il destino degli ebrei sotto il nazifascismo, lei rispose: “Indifferenza”.
Fu l’indifferenza delle persone, della società che permise a Hitler e Mussolini di compiere uno dei più grandi crimini dell’umanità. In Italia tutto iniziò con le leggi razziali volute dal Duce nel 1938 a cui seguirono le persecuzioni.
Gli ebrei vennero isolati, cacciati dal lavoro e dalle scuole, rinchiusi nei ghetti e poi deportati, perpetrando uno sterminio sistematico e di massa che i più alti funzionari civili e della polizia nazista chiamarono “la soluzione finale alla questione ebraica”.
Ricordare queste vicende significa anche combattere l’indifferenza che permette e favorisce il ritorno delle organizzazioni fasciste e dei loro metodi intrisi di ideologia e violenza.
Ricordare quell’orrore e farlo conoscere alle nuove generazioni è fondamentale, soprattutto in questi anni nei quali i negazionismi avanzano in modo pericoloso, perché la nostra modernità non ha cancellato l’odio verso le diversità religiose, etniche, sociali, sessuali per cui “i diversi” sono, sempre e comunque, gli altri.
Il 27 gennaio rappresenta un’occasione di riflessione su una storia che ci riguarda da vicino. Questa ricorrenza deve essere anche una giornata della conoscenza di cosa ha prodotto l’odio razziale.
Dobbiamo ricordare, perché come ha scritto Primo Levi, “ciò che è accaduto può ritornare, pur assurdo e impensabile che appaia“.
L’art. 3 della nostra bellissima costituzione recita:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Questo significa che la Costituzione riconosce valore a tutti e a ciascuno, semplicemente per il fatto che siamo esseri umani, a prescindere dunque dalle caratteristiche particolari e dalle scelte dei singoli. Non possono esserci persone di rango superiore e di rango inferiore. Si tratta di una norma volta a evitare che in futuro si ripresentino situazioni simili a quelle vissute durante il regime nazifascista, nel quale furono crudelmente perseguitati ebrei e altre minoranze.
Questa sera abbiamo due momenti musicali che ci possono aiutare a riflettere su quell’orrore:
- In basilica, ore 21 “OMNES MEMORANDI SUNT” con Samuele Fontana alla chitarra e Sabrina Villa al clarinetto
- Le radici e le Ali, ore 21 “LA MUSICA NEI GHETTI E NEI LAGER” con Virginia Sutera al violino e Eugenia Canale al pianoforte
“Se questa musica non viene fatta conoscere al mondo, è come se non fosse mai uscita dal lager. E suonarla anche solo una volta significa riscattarla e ottenere quella giustizia che non è stata concessa al compositore”
(Francesco Lotoro: pianista e compositore italiano che da oltre trent’anni cerca, archivia ed esegue la musica composta nei campi di prigionia e di concentramento)
